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Chefchaouen, la città blu del Marocco Nascosta nelle montagne del Rif, nel nord del Marocco, si nasconde una città dove tutto è dipinto di blu

di Alessandro
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Fondata nel 1471 da esiliati andalusi, di religione musulmana ed ebraica, Chefchaouen mostra molte analogie proprio con le città andaluse, case basse, vicoli stretti dal tracciato irregolare che solcano una piccola valle. Nei secoli la città ha subito diverse dominazioni che hanno contribuito a creare un affascinante alone di mistero attorno alla città e al suo particolare colore blu, che contrasta con le verdi montagne del Rif e con le tegole rosse delle case. È proprio il particolare colore cielo che rende Chefchaouen una città unica al mondo tanto da essere soprannominata la “Perla Blu” del Marocco.

La città si raggiunge in autobus, si impiegano circa 4 ore da Fez e circa 6 ore da Casablanca. Dopo ore di cammino tra i tornanti della montagna, la città vi si aprirà davanti agli occhi quasi come un miraggio.

Partiamo dalla domanda che tutti si fanno: perché Chefchaouen è blu?
Ci sono diverse storie sull’origine del pittoresco colore della città e non esiste una teoria ufficiale. La spiegazione più stimata è quella che farebbe risalire agli ebrei la scelta di dipingere di blu la città vecchia per simboleggiare il paradiso a cui aspiravano dopo essere fuggiti dall’Inquisizione Spagnola. C’è anche la storia che attribuisce sempre agli ebrei il colore blu della città, simbolo del cielo e del paradiso, perché in fuga dalle leggi naziste intorno al 1933. Poi c’è chi attribuisce il tipico colore blu della città antica di Chefchaouen ad un semplice fattore tecnico e cioè per tenere zanzare e moscerini lontani. Tali insetti notoriamente sono respinti dall’acqua e il colore blu pare riesca a sortire lo stesso effetto repellente.

Chefchaouen fu considera per molti secoli un luogo sacro, fino agli anni ’50 l’accesso alla città era vietato agli stranieri: è per questo motivo che oggi è ancora considerata come uno dei segreti meglio custoditi del Marocco. La cittadina infatti accoglie la Grande Moschea di El Masjid El Aadam, un tempo meta di un silenzioso pellegrinaggio che aveva reso la città inaccessibile agli stranieri. La cittadina marocchina è particolare perché in essa convivono differenti culture, quella ebrea-andalusa, quella musulmana e quella berbera. La città rispecchia tale diversità con la sua architettura. Il quartiere ebraico di Mellah si differenzia dalle zone della comunità musulmana per alcuni particolari, come ad esempio i balconi esterni con ringhiere che ritmano le facciate degli edifici; mentre le abitazioni marocchine sono caratterizzate da finestre orientate verso l’interno del cortile, cuore della casa, come i tipici riad.

Chefchaouen è veramente piccolina, e se non si può soggiornare in città, in una mezza giornata è possibile visitarla con tranquillità e carpirne un po’ del suo cuore pulsante.
La città adagiata su una valle si sviluppa su due livelli, da una parte c’è la parte antica che si arrampica su per la montagna mentre la città nuova scende verso il basso.
Lungo le stradine labirintiche della medina potrete trovare numerose botteghe di artigiani che vendono tappeti, teiere in ottone e ceramiche colorate, la cittadina è infatti famosa per l’artigianato tessile e per le piccole attività manifatturiere.
Ma Chefchaouen non è solo colore e artigianato; è la destinazione perfetta per chi ama il trekking e la natura, da qui partono numerose escursioni alla scoperta di montagne, sorgenti e vallate.

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