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Jack Kerouac Quando viaggiare e scrivere creano la storia

di Alessandro

È arrivato il momento di affrontare colui che ha spinto migliaia di persone a mettersi in viaggio e/o a scrivere: sua maestà Jack Kerouac.
Le sensazioni che ci da la lettura di Kerouac sono tutte riconducibili alla inebriante e scapestrata filosofia del mollare tutto e andare. Unica stella polare, il punto in cui la strada bacia l’orizzonte.

Considerato uno dei più importanti scrittori americani del ventesimo secolo, a lui si intesta la paternità del movimento Beat, termine coniato da lui come contrazione del termine “Beatific”, cioè beato.
Nonostante le sue intenzioni, l’espressione fu poi politicizzata dalla successiva Beat Generation.

Jean-Louis Lebris de Kérouac nasce il 12 marzo 1922, a Lowell da una famiglia povera di emigranti canadesi. Assiste alla morte prematura del fratello maggiore Gerard, di appena nove anni (del fratello scomparso parlerà in un lungo racconto, “Visioni di Gerard“, scritto nel 1956).
Un’altra esperienza traumatica segna la sua vita e lo porterà a relazionarsi in modo controverso con la religiosità. Educato in scuole rigidamente cattoliche, Kerouac, pur condannando l’ambiente bigotto e oppressivo della sua formazione, non riesce a liberarsi del tutto dagli insegnamenti cristiani che gli vengono impartiti. Nella sua vita, così come nella sua opera, si nota una profonda spiritualità inizialmente ispirata al cristianesimo, per poi sfociare nella sua conversione al buddhismo.

Tra il 1940 e il 1943 Kerouac mostrò i primi segni di un’irrequietezza e di una voglia di vita che lo avrebbero accompagnato per sempre: dopo l’attacco a Pearl Harbor da parte dell’esercito giapponese, fu tentato di arruolarsi come militare, ma desistette.
Lasciò momentaneamente l’università per trovare lavoro come meccanico e poco dopo, nel 1942, si arruolò come marinaio su una nave mercantile diretta in Groenlandia.
Tornato a New York frequentò ancora brevemente l’università, per poi lasciarla definitivamente: grazie alle esperienze che aveva maturato nei mesi precedenti, il richiamo al viaggio e alla vita si era fatto molto più urgente, perciò la sua seguente formazione fu ottenuta da autodidatta.

Tornato a New York, il 1944 fu un anno cruciale per Jack Kerouac: in seguito a un incidente per cui finì brevemente in galera per favoreggiamento in un omicidio, tornato libero l’autore fece conoscenza di svariati artisti che gravitavano attorno alla scena artistica newyorkese, tra cui in particolare William Burroughs e Allen Ginsberg. Con essi egli fondò il movimento della Beat Generation, che avrebbe rappresentato la base culturale e ideologica per generazioni di giovani a venire.

Gli anni successivi, almeno fino al 1957, furono per Kerouac densi di esperienze di viaggio, fisico e psichico: assieme al suo gruppo di amici artisti sperimentò le droghe più diverse – dalla marijuana all’anfetamina, fino alla morfina, di cui tuttavia non divenne mai dipendente – e, zaino in spalla, attraversò gli Stati Uniti ben tre volte, da Est a Ovest e da Nord a Sud. Questi furono anche, del resto, anni letterariamente molto produttivi per l’autore, che proprio nel 1947, mentre intraprendeva il suo primo viaggio on the road, completò il suo primo romanzo adulto, La città e la metropoli, che venne pubblicato nel 1949.

Proprio grazie al viaggio iniziato nel 1947, Kerouac cominciò la prima stesura del suo romanzo più amato e famoso, Sulla Strada, nel 1951. Tuttavia, a causa dei molti rifiuti da parte di diverse case editrici, questa storia non vide le stampe fino al 1957, quando ormai il gruppo della Beat Generation era divenuto famoso e Kerouac uno scrittore di successo.

Cos’è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi? – è il mondo troppo grande che ci sovrasta, è l’addio. Ma intanto ci si proietta in avanti verso una nuova folle avventura sotto il cielo.

Kerouac predicava la prosa spontanea e lasciava quindi intendere che scrivesse come gli veniva, confidando sull’attimo fuggente e senza cambiare una virgola. La verità è che era un artigiano certosino, completamente devoto al mestiere. Leggendo i suoi diari risulta evidente che pensava al romanzo da anni.
Quando si rintanò nel suo appartamento a Chelsea, non aveva con sé soltanto quel rotolo di trenta metri. Era circondato da quaderni fitti di appunti. Alla maniera di un musicista jazz, non procedette a caso. Improvvisò su un motivo che conosceva benissimo. Chi lo vide riferisce che picchiava sui tasti a una velocità impressionante, il che alimentò la diceria che si aiutasse con droghe o stimolanti particolari. Non è così, ma almeno su questo fu sincero. “Ho scritto quel libro col caffè” confessò. “Benzedrina, erba, tutte storie… niente stimola la mente come il caffè”.

Nel corso degli anni ’60, Kerouac, affermato, piuttosto ricco, ma ancora profondamente irrequieto e infelice, continuò la propria raminga ricerca tra viaggi e letteratura, senza però trovarvi conforto. Era perennemente ubriaco, tanto che nelle ultime pagine del suo romanzo Big Sur, pubblicato nel 1962, sono particolarmente evidenti gli effetti del delirium tremens. Gran parte delle sue opere erano state pubblicate, ma, nonostante l’affetto dei giovani lettori, la critica l’aveva in gran parte abbandonato.

Nel 1969 Jack Kerouac morì in Florida, a soli 47 anni, in seguito a un’emorragia causata dalla cirrosi epatica.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

SULLA STRADA (1957)

Sal Paradise, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie, incontra Dean Moriarty, un ragazzo dell’Ovest. Uscito dal riformatorio, Dean comincia a girovagare sfidando le regole della vita borghese, sempre alla ricerca di esperienze intense. Dean decide di ripartire per l’Ovest e Sal lo raggiunge; è il primo di una serie di viaggi che imprimono una dimensione nuova alla vita di Sal. La fuga continua di Dean ha in sé una caratteristica eroica, Sal non può fare a meno di ammirarlo, anche quando febbricitante, a Città del Messico, viene abbandonato dall’amico, che torna negli Stati Uniti. Postfazione di Fernanda Pivano.

Editore:Mondadori; 6° edizione (24 maggio 2016)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 403 pagine

I VAGABONDI DEL DHARMA (1958)

Seguito ideale di “Sulla strada”, anche “I Vagabondi del Dharma” (1958) racconta le avventure dei beatnik impegnati nella ricerca, disordinata ma sincera, di una nuova verità che Kerouac e i suoi identificano con il Dharma dei buddhisti, il fine ultimo dell’universo e della vita. Il loro percorso spirituale è costellato di omeriche bevute nei ritrovi fumosi del quartiere cinese di San Francisco così come di esaltanti scalate fra le montagne della California; di meditazioni notturne nei boschi o sulle spiagge ma anche di orge ispirate a riti orientali. La prosa ora lirica ora umoristica di Kerouac, ricca di echi musicali, rende sempre avvincente e serrata la narrazione, che non rallenta neppure nelle pagine di più profonda meditazione e di più intenso lirismo descrittivo.

Editore: Mondadori (1 giugno 2021)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 271 pagine

BIG SUR (1962)

Il romanzo tratta del deterioramento fisico e mentale di Jack Duluoz (pseudonimo di Jack Kerouac), incapace di fronteggiare le aspettative del suo pubblico e nella sua battaglia contro l’alcolismo. Egli, per questo, abbandona New York, dove vive assediato da ragazzini ed ubriaconi di ogni sorta e, dopo un breve soggiorno a San Francisco, cerca sollievo nella solitudine di una capanna a Big Sur di proprietà dell’amico Lorenzo Monsanto (pseudonimo di Lawrence Ferlinghetti), dove rimarrà per tre settimane vivendo di caccia e di pesca. Colto da solitudine, però, ritorna a San Francisco, dove riprende a bere ed inizia una tormentata relazione con Billie, amante dell’amico Cody Pomeray (pseudonimo di Neal Cassady). Durante i seguenti viaggi a Big Sur e i periodi di ritorno a San Francisco, ubriaco imbarazza Cody presentando alla moglie di questo la sua amante Billie; durante il terzo soggiorno a Big Sur, poi, avrà un delirium tremens meticolosamente descritto dallo stesso autore. Allo stesso tempo non riesce a soddisfare emotivamente l’esigente Billie (la quale ha peraltro un figlio) e si ritrova incapace di adattarsi alla vita dei sobborghi. Alla fine Duluoz deciderà di abbandonare tutti per tornare a casa.

Editore: Mondadori; 2° edizione (23 luglio 2018)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 432 pagine

L’ULTIMO VAGABONDO AMERICANO (2002)

L’ultimo vagabondo americano raccoglie una serie di racconti uniti da un tema comune: il viaggio. Attraverso gli USA da un oceano all’altro, tra Messico e Marocco, Parigi e Londra, Kerouac racconta tutta l’emozione e la bellezza di una vita “on the road”: in piedi su una locomotiva che sfreccia tra deserti coperti di cactus, ebbro d’oppio a un combattimento di tori, in meditazione sui tetti assolati di Tangeri. O semplicemente innamorato di Montmartre e della sua bianca basilica. In ogni situazione il profeta della Beat Generation scopre l’immensa varietà del mondo e della natura umana, e la canta in una prosa che è pura poesia.

Editore: Mondadori (18 luglio 2018)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 514 pagine

I SOTTERRANEI (1958)

Alla radice di questo romanzo, pubblicato nel 1958 e subito processato per oscenità, c’è una vicenda reale, la storia d’amore vissuta da Kerouac con una ragazza di colore, che in queste pagine rivive come in una confessione tanto difficile quanto liberatoria. Al centro, la figura di Mardou, sensuale, fascinosa, attorno alla quale gira, ossessivamente, la vita dell’amante, e la città stessa (New York nella realtà, San Francisco nella finzione letteraria): una città onirica, cupa, frenetica, piena di alcol, di droghe, di sesso, di arte e di vita. Ma soprattutto, ciò che emerge dalla lettura de I sotterranei , è la rivoluzionaria lingua di Kerouac, fatta di «ondate spontanee e prive di revisioni, rapide, mozzafiato, come il jazz».

Editore:Mondadori (13 giugno 2018)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 176 pagine

IL DOTTOR SAX (1959)

Dopo «Sulla strada» e «I sotterranei», «Il dottor Sax» (1959) è l’opera della maturità artistica di Kerouac, il suo romanzo più complesso e quello al quale era più affezionato. Un libro spiazzante e surreale in cui rivivono i sogni e gli incubi dell’infanzia dell’autore, sullo sfondo dei magnifici scenari del New England. La storia, dai tratti fortemente autobiografici, è infatti quella di un ragazzo franco-canadese che trascorre l’adolescenza tra i rigori dell’educazione cattolica e la lettura, maniacale fino alla morbosità, dei fumetti. Dalla sua fantasia a tratti distorta emerge un mondo esagitatamente fantastico evocato con un linguaggio denso e contratto, fitto di immagini rapaci e di parole grottescamente composite, illuminato da subitanee e potenti accensioni liriche.

Editore:Mondadori (14 agosto 2018)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 266 pagine

Fonti: Wkipedia

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