L’esplorazione del nord dell’Islanda prosegue tramite la Hringvegur.
Partendo da Sauðárkrókur ci siamo diretti verso Dalvík.
Il meteo neanche oggi è stato dalla nostra parte ed un brutto temporale per strada ci ha costretto a rallentare (ancor di più, dato che il limite di velocità in tutta l’Islanda sulla 1 o sulle altre strade asfaltate è di 90 km/h).
Il paesaggio attraversato del Norðurland vestra (Terra del nord-ovest) seppur bagnato e nebbioso è diverso da tutto il resto visto finora: la densità di popolazione in questa regione è tra le più basse dell’isola, comprende piccoli insediamenti rurali la cui economia è basata esclusivamente sulla pesca.
Le montagne innevate intorno ad una gola dove passa la strada a far da cornice ad un cielo che iniziava a schiarirsi all’improvviso.
È stato questo il modo in cui per la prima volta da quando siamo in Islanda ci è stato mostrato il sole.
Gruppi di due, massimo tre, case ogni 20 chilometri e qualche chiesa, il tutto adagiato su prati estesi fino alla vetta delle montagne. Da restare a bocca aperta.
Il silenzio e la natura più rigogliosa vengono interrotti al nostro arrivo ad Akureyri, la seconda città più popolosa d’Islanda: la bellezza di 18.000 abitanti.
La città (che qualsiasi altra nazione definirebbe “paese”) riesce comunque a far parlare di sé, forse per i suoi vivaci caffè, i ristoranti da buongustai: una bella differenza rispetto agli altri centri dell’Islanda rurale. Akureyri si raccoglie alla testa del maggiore fiordo islandese, alla base di vette cinte di neve; in tutta la città aiuole di fiori, alberi e giardini ben tenuti ne celano la posizione, a un tiro di schioppo dal Circolo Polare Artico. Ed è proprio quella la nostra destinazione.
Dopo un ottimo pranzo di pescato locale e un giro per la città/paese, ci rimettiamo in marcia verso Dalvík, nostra base per i prossimi due giorni.
Ma non prima di farci mancare qualsiasi cosa nei soli primi 3 giorni di viaggio: a metà strada tra Akureyri e Dalvík (circa 46 km) si accende inesorabilmente la spia dell’olio della macchina a noleggio. Dopo interminate chiamate con la società di affitto auto abbiamo capito che non c’è da preoccuparsi, però sarebbe meglio portarla di corsa da qualcuno…contraddizioni islandesi?!
Arrivati a Dalvík ci precipitiamo a mangiare una squisita zuppa di pesce (è una delle città con maggiore quantità di pescato), il resto non è diverso dai tanti paeselli di circa 1.000/2.000 persone che abbiamo già incontrato in giro, ma ci servirà domani per salpare verso l’isola di Grimsey e attraversare il Circolo Polare Artico.
La giornata sembra finita alle 18:30 di sera dopo che hanno chiuso tutti i locali e ristoranti della cittadina, ma verso le 22:00 con il cielo ancora limpido ed il sole non ancora tramontato (di solito in questo periodo scende verso le 23) ci si palesa una delle immagini che non scorderò mai più in vita mia.
Ci sono quei panorami che non si dimenticano…possono nascere da un tramonto sul mare, da una città che ci affascina, dalla natura selvaggia, da un monumento. Insomma da quello che ci circonda.
E questa sera guardandomi intorno mi sono ritrovato sulla punta di un fiordo islandese, circondato da montagne innevate sulla cima, con un cielo dai colori che passavano dall’azzurro pieno al rosa che si rifletteva sulla neve e che finiva per tuffarsi nelle acque cristalline islandesi.
Ci ho provato a spiegarvelo, vi metto anche una foto qui sotto, ma vi posso garantire che solo questa immagine che la mia memoria conserverà a lungo, è un ottimo motivo per venire in Islanda.
KM PERCORSI: 160
ORE DI VIAGGIO: 3