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Hanoi – 30 novembre/3 dicembre 2015

di Alessandro
Tempo di lettura: 7 minuti

La capitale. Benvenuti ad Hanoi.
Devo ammettere che il passaggio da una qualsiasi città europea ad Hanoi (e in particolare nel sud-est asiatico) è semplicemente uno shock. Nulla è come siete abituati a vedere, l’impatto che qualsiasi vostro senso avrà appena messo il piede fuori sarà devastante: gli odori vi stordiranno, i suoni intorno saranno così forti che farete fatica a percepire il vostro pensiero, la vista sarà annebbiata e dalla velocità con cui si muove la città.
Ad Hanoi tutto questo moltiplicatelo per mille.
La capitale vietnamita è stata forse una delle ultime città ad uscire da guerre di decine di anni, questo ha fatto sì che gli sforzi del governo si concentrassero in pochi anni sulla rivalutazione della capitale. La città è divisa in 3 zone: il vero centro intorno al lago Hoan Kiem, il quartiere vecchio, il quartiere francese e la zona ad ovest del lago Hoan Kiem.

30 novembre

Al mio arrivo (dopo circa 25 ore tra voli e scali) ho finalmente rivisto la luce del giorno…in realtà non troppa…Il clima ad Hanoi non è dei migliori, una cappa su tutta la regione, una specie di nebbiolina umida a dismisura non ti fa vedere mai il cielo. Ma armato di voglia di scoprire ho preso il primo taxi per raggiungere il centro. Neanche una parola sono riuscito a far scucire al tassista, tatuato sulla mano e con gli stivali a punta, mi ha accompagnato all’ostello per circa 13 euro (sono quasi 40 km dall’aeroporto).
La prima cosa che ho notato e che poi mi avrebbe accompagnato per tutto il soggiorno, era il modo di guidare dei vietnamiti. Su una strada a tre corsie non passava un secondo che un motociclista, una macchina, un autobus non suonasse il clacson. Andavano dritti e suonavano. Non ne potevano fare a meno.
Dopo una bella doccia era arrivato il momento di andare a scoprire la città. Il mio giro è partito dal Lago Hoan Kiem (centro reale della città di Hanoi). Per arrivarci il passaggio nelle vie della città è stato semplicemente esaustivo per quello che avrei visto in questi quattro giorni: parrucchieri improvvisati per strada, galline che circolano liberamente, un susseguirsi di piccoli tavoli e sedie dove in qualsiasi ora della giornata li trovi a mangiare e bere…e tanti, tanti motorini…
Vorrei un secondo cercare di spiegare il traffico di Hanoi. Le strade trasbordano di motorini, tant’è che se ne vedono in grande quantità passare sui marciapiedi. Il traffico è una delle motivazioni per cui un turista che arriva ad Hanoi rimane colpito. Non avendo assolutamente rispetto del codice stradale, l’attraversamento delle strisce pedonali va imparato sul campo. Al primo impatto sono rimasto fermo sul mio lato della strada, in corrispondenza delle strisce per 5 minuti buoni, mentre, con il verde a mio favore, vedevo motorini e macchine continuare a passare. Seguendo l’esempio di un vietnamita accanto a me, ho imparato la lezione: non importa che sia verde o rosso, tu passa. I veicoli ti sfioreranno come se tu non esistessi. Non frenano, toglietevelo dalla testa, ma ti schivano.

Gironzolando qua e là si erano fatte le otto di sera e in realtà ancora non avevo ben capito come funzionasse Hanoi. Non capivo l’insistenza nel volerti vendere un motorino, un passaggio in motorino, un giro sul cyclo (versione un po’ più moderna del risciò), frutta per strada o qualsiasi altra cosa. Era ancora intontito dal frastuono, dagli odori intorno a me. Si mangiava sui marciapiedi accanto al passaggio di pedoni e macchine, bancarelle vendevano pane per strada, frutta, pesce e quant’altro di gommistibile. Dopo una cena a base di Phố (tipica zuppa di Hanoi con verdure, carne e noodles in un brodo) ho deciso di andarmi a fare un giro per il mercato notturno nella zona vecchia della città. Unico rimpianto fino ad ora è stata quella sera, la stanchezza del viaggio non mi ha fatto apprezzare a pieno la bellezza di quel posto di notte.

1 dicembre

Svegliato di buon ora (anche perché dormire con il frastuono delle auto e dei clacson era difficile – i vietnamiti sono mattutinieri) ho deciso di farmi passare lo shock del nuovo posto. L’unico modo per riprendersi ed integrarsi con questa popolazione estrema era perdersi. Ho iniziato a seguire un itinerario per la parte vecchia della città e tutto di un tratto ho girato a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra, poi dritto e così via. Dopo un’ora e mezza sentivo già di respirare in aria differente. Attraversavo la strada con naturalezza, gli occhi mi iniziavano a brillare ogni qualvolta vedevo cose nuove. Era questo lo spirito del viaggio che stavo cercando. E l’avevo trovato. A nord del lago, il vecchio quartiere conserva quella purezza che manca ad altre parti della città. Non mi sorprendeva più nulla, era diventato normale vedere cucinare pollo sul marciapiede o schivare i motorini che invadevano le zone dove si mangiava, o anche veder lavare i piatti dei ristoranti sul ciglio della strada. Ho mangiato frutta di tutti i tipi durante quell’ora e mezza. Cose di un sapore eccezionale: ananas, mango, banane, frutto della passione, frutta secca…a prezzi stracciati e venduta dalle donne che giravano per strada.
Nel primo pomeriggio, dopo aver capito ed essere entrato nel clima vietnamita ho deciso di girare per vedere cosa proponeva Hanoi a livello storico-culturale. La capitale è stata la città che ha subito per ultimo le devastazioni delle guerre (ultima quella contro gli Stati Uniti) e gli investimenti del governo sono stati enormi per riportarla ad un livello alto.
La principale attrazione del lago Hoan Kien è il tempio Ngoc Son dal quale si accede passando per il ponte Huc.
A sud del lago si erge uno dei nuovi edifici voluti dal governo, il Museo Delle Donne: tre piani di mostra che evidenziano il ruolo femminile nella cultura vietnamita, dal lavoro alla famiglia passando per le numerose eroine che hanno salvato il paese durante le guerre con i francesi e gli americani.
Proseguendo verso est si arriva alla Prigione di Hoa Lo, edificio costruito dai francesi per incarcerare i ribelli vietnamiti tra il 1950 e il 1953. Mostruose le condizioni di segregazione che hanno subito, ma grazie alle quali il popolo del Vietnam ha rafforzato la voglia di indipendenza e di ribellione nei confronti degli oppressori. Lo stesso carcere dal 1964 al 1973 ha tenuto prigionieri gli americani durante la guerra. Diverse erano le condizioni che i secondini vietnamiti riservavano agli statunitensi. Quest’ultimi avevano divise pulite ogni giorno, gli venivano forniti spazzolini e pettini e dopo la scarcerazione anche dei souvenir. Tale era l’ottima “segregazione” che gli americani stessi chiamarono la prigione l”Hilton di Hanoi”.

2 dicembre

Dopo aver visitato la prima parte ovest della città, mi sono spinto ancora più in là. La prima cosa da vedere era un patrimonio dell’UNESCO, la cittadella di Hanoi (5 ettari di terreno edificati dal 1010). Da li appena usciti c’è il museo di storia militare una tappa fissa per ogni vietnamita che riscopre le sue origini. Devo anche ammettere che parlare di una guerra ormai finita e dimenticata 40 anni fa è stata dura. Il pensiero negativo di quella guerra, seppur ce ne fosse motivo, non deriva tanto da quegli anni di combattimenti, piuttosto dal fatto che per i successivi 10 anni il Vietnam era impossibilitato a stringere accordi con altri Stati. Questo ha fatto sì che il paese restasse in uno stato di sottosviluppo fino alla metà degli anni ’80.
Il Tempio della letteratura a pochi passi dalla cittadella è una delle cose più maestose e mistiche mai viste…l’unico problema?! Affollato fino all’inverosimile da turisti. Non andateci mai nel pomeriggio, consiglio la mattina presto per evitare di trovare tanta gente e perdervi tutto quello che ha da offrirvi. Un luogo dove l’elevata considerazione dei vietnamiti per la cultura e la letteratura, in particolare il confucianesimo, risalta. Gli studenti appesero gli insegnamenti del grande maestro tra il 1070 e il 1919 fino ad ottenere il titolo di tiền si (laureato). Non a caso per molti studiosi la celebrazione più compiuta del re-filosofo venne raggiunta proprio dal popolo vietnamita.
Non potevo lasciare Hanoi non andando a visitare la zona dove il vero e unico leader riconosciuto dal popolo vietnamita, Ho Chi Minh ha governato e dove è sepolto. Poco più a nord del Tempio della letteratura c’è la zona dove ogni vietnamita ha fatto almeno una volta nella vita pellegrinaggio con il Palazzo Presidenziale (dove governò Ho Chi Minh), il Museo Ho Chi Minh esempio impressionante di architettura sovietica in cui sono riposte molte fasi della vita del presidente e il Mauseleo (che conserva il corpo imbalsamato del leader come fecero i Russi con Lenin) che si erge di fronte la famosa Piazza Ba Dinh dalla quale nel 1945 proclamò l’indipendenza del Vietnam.
A fine giornata ero stanco morto, girare per la città mi aveva messo appetito e passando nella zona del quartiere vecchio mi sono imbattuto nel teatro di Than Long dove da oltre 20 anni in maniera continuativa (lo celebra una targa del Guinness dei primati) lo spettacolo delle marionette sull’acqua, tradizione centenaria del popolo vietnamita. Un’ora di spettacolo davvero bello (anche se mi perdonerete, della trama non ho capito granché).

3 dicembre

Il giorno non si prospettava dei migliori. Avrei dovuto lasciare l’ostello a mezzogiorno e avevo il treno per Sa Pa alle 9 e 40 di sera. Dato che Hanoi è priva di luggage storage girare con 25 chili non era conveniente (inizio ad avere un età!!!). Vicino il mio ostello (ed era l’ultima parte della città che non avevo visto) a sud c’è il quartiere francese. La vera zona ricca di Hanoi: negozi di grandi marche si susseguono separati ogni tanto da case con la tipica architettura francese. Enorme impatto nella zona lo ha il Teatro dell’Opera, enorme eredità architettonica del colonialismo francese, edificato tra il 1902 e il 1911. Abituato al chiasso continuo della città, questa zona stona completamente sul pensiero che ci si fa di Hanoi.
Stanco dal girovagare mi sono seduto in riva al lago. Non sono riuscito a rimanere da solo per più di 10 minuti. Una serie continua di giovani studenti mi circondava ogni volta (anche con loro enorme vergogna nel venirmi a parlare) perché la scuola richiedeva dei report sugli stranieri in città e sulla loro cultura e serviva loro ad esercitarsi con l’inglese. Sono stato ben lieto di dare il mio contributo. La conversazione dopo pochi minuti diventava uno scambio di opinioni. Ho scoperto davvero molto su come si sente e cosa pensa del proprio paese il popolo vietnamita. Dalla rabbia contro la Cina (che stanno monopolizzando gli investimenti sul Vietnam), a come passano il Capodanno, su quanto sia un paese corrotto (a detta di molti di loro questo è il vero problema che non permette al paese di evolversi, ma anzi sono convinti che stia regredendo) e anche su come vedono loro i turisti che ogni anno invadono la loro nazione: ne hanno bisogno, ma d’altro canto più tempo passa più il turista si approfitta delle risorse del Vietnam e questo porta semplicemente ad un declino.
Altra cosa che non ho assolutamente dato per scontato era la sicurezza personale. Ho girato 4 giorni con la macchinetta al collo e nessuno si è mai azzardato ad avvicinarmi in maniera losca o poco raccomandabile. E note positive le ho sentite anche da altri turisti.

PENSIERI FINALI

  1. Perdetevi nelle vie della città vecchia di Hanoi (tanto la strada la ritroverete) e così facendo abituerete il vostro corpo agli odori i sapori e i suoni della città.
  2. Sedetevi con la vostra migliore faccia da straniero sulle panchine intorno il lago. Nel giro di pochi minuti verrete circondati da giovani studenti che hanno il compito (imposto dal Ministero) di andare a parlare con i turisti per conoscere i loro usi e costumi. Ne verrà fuori davvero una bella chiacchierata e scoprirete tantissime cose sul Vietnam da chi lo vive davvero.
  3. Vestitevi più leggeri possibile. Anche d’inverno ad Hanoi l’umidità vi sfianca ed il caldo (misto allo smog) non renderanno la vostra visita piacevolissima.

Distanza percorsa: 53 km
Tempo: 4 giorni
Mezzo di trasporto: Piedi
Soldi spesi: 120 euro (compreso l’ostello)

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