Inizia sempre allo stesso modo, ormai da anni.
Sei al bar con gli amici o a cena con la ragazza o mentre fissi il monitor del computer e senti già che qualcosa non va.
Poi arriva la notte, ti giri e rigiri nel letto. Lo senti che dentro ansimi e ti contorci. Ti alzi di scatto, accendi la luce e cerchi il primo volo per qualsiasi destinazione.
È così che ti prende la voglia di viaggiare.
Ma perché viaggiare? Ve la siete mai posta questa domanda? Posta sul serio, intendo. Perché da qui a rispondere le solite cose come “viaggio per staccare la spina” o “per mandare tutti a quel paese per qualche giorno” è un attimo.
Ma ve lo chiedo ancora una volta: cos’è che più di tutto vi spinge ad assecondare la vostra voglia di viaggiare? Com’è che puntualmente cedete alla tentazione di cliccare sul tasto “conferma volo”?
La scienza ci ha provato più volte a spiegarlo. Partire per saziare quella che gli americani chiamano «wanderlust». In italiano si tradurrebbe letteralmente con «voglia di girovagare», ma ha un significato più profondo perché indica in realtà un bisogno impellente di esplorare luoghi sempre diversi.
C’è chi lo fa più spesso perché ce l’ha scritto nel DNA grazie al gene DND4-7R, che secondo una recente ricerca pubblicata su Evolution and Human Behaviour, è correlato alla curiosità e regola il livello di dopamina nel cervello rendendo chi lo possiede particolarmente entusiasta proprio ogni volta che intraprende un nuovo viaggio. Secondo gli scienziati nel mondo ce l’hanno due persone su dieci.
Potrei finire qui l’articolo: la scienza spiega il perché, non possiamo farci nulla. Ve la sentite di contraddire la scienza? Io no. Però qualcosa a riguardo ce l’ho da dire, senza laboratori, senza provette, senza test fatti e rifatti con un camice bianco.
Viaggiare mi rende felice, sempre e in qualsiasi luogo. Il tempo che trascorro in viaggio lo passo sorridendo. E stando bene, come in nessun altro momento. Forse perché a volte ho come la sensazione di essere nato per quello. E se non posso farlo mi sento in gabbia, mi sembra di perdere tempo in cose futili, di trascurare uno dei pochissimi elementi essenziali dai quali deriva la qualità della mia vita.
Non sarei la persona che sono oggi se non avessi mai viaggiato. Le persone spesso dicono che il viaggio è un’esperienza di trasformazione, maturazione, e sono convinto che durante questo si realizza di essere più abili di quanto si pensava. Durante il viaggio si possono sviluppare abilità che mai si sarebbe pensato di possedere: se ripenso al mio parlare in un’altra lingua, al fare amicizia con completi estranei, al cavarmela in mezzo a folle indisciplinate. Quando ripenso ai miei viaggi provo un senso di orgoglio, come se avessi portato a termine una maratona. I viaggi ti cambiano davvero, ma nel miglior modo immaginabile. Ora, qualsiasi cosa io debba fronteggiare, so che sono in grado di accettare la sfida e raggiungere l’obiettivo.
Durante la vita passiamo la maggior parte del nostro tempo preoccupandoci del futuro. Viaggiare, invece, ci fa fermare e ci costringe a goderci il momento. Svegliarsi in una città completamente nuova e inesplorata ti porta ad essere entusiasta, rendendo impossibile preoccuparsi del futuro o ossessionarsi del passato. Vivere pienamente ogni secondo della tua vita invece di angosciarti per cose che sono fuori dal tuo controllo è la lezione più importante da conservare e portare a casa.
Non ho mai fatto un viaggio dove qualcosa non andasse un po’ storta. Ho perso la mia valigia, mi sono perso sbagliando direzione, ho dormito per strada perché ogni ostello era pieno. La vita, in genere, non segue i tuoi piani, anche se sei in vacanza. Imparare come gestire gli imprevisti di viaggio t’insegna a essere una persona più paziente nella tua vita di tutti i giorni. Fidatevi, quando hai trattato sul prezzo con un cambogiano, sarai molto più paziente nel gestire i problemi del tuo quotidiano.
Viaggio perché viaggiare è la cosa per la quale vale sempre la pena. Non si sbaglia mai a viaggiare. Non esistono aerei sbagliati, treni sbagliati, destinazioni sbagliate. Comunque vada, ogni viaggio ci avrà reso indubbiamente più ricchi. Imparare delle altre culture a scuola è una cosa, ma sperimentare una cultura è completamente differente. Mentre visiti un museo, e guardi i monumenti intorno, o anche solo se ti fermi a prendere un caffè, il viaggio ti mette a contatto con persone e stili di vita completamente diversi da quelli che potresti incontrare nella tua realtà. Prima che tu te ne renda conto, sarai travolto dai costumi locali e t’innamorerai di cibi di cui non sai nemmeno pronunciare il nome.
Durante la vita ci viene ripetuto quanto siamo unici e importanti. Quando viaggi realizzi quanto tutto questo sia fasullo. Mediamente, le persone non sono importanti, nel senso “macro” della cosa. Il mondo è un posto enorme e noi siamo una parte infinitesimale. Per quanto la tua vita sia complessa, tu non sei altro che un rumore di sottofondo per la persona che siede accanto a te in metro. Suona triste, sì, ma credo che serva a restare umili e a non angosciarci per le cose piccole.
Viaggiare aiuta a convincersi che non ci sono limiti fisici e mentali: tutto si può, ma soprattutto quando si ritorna si hanno tante storie da raccontare: curiosità, amicizie e conoscenza, ma soprattutto la nostalgia che crea sempre un bel ricordo.
Infine, viaggio perché poi amo raccontarlo. Sia a voce e sia sulla carta. E spulciare decine di volte le foto che ho scattato, per illudermi di essere riuscito a portare via con me un pezzettino di quello che ho trovato durante il mio viaggio…ma solo fino alla prossima tappa.